Vendita sul web: esiste una normativa di riferimento?
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La vendita sul web, come qualsiasi altra vendita, è anch’essa regolamentata da alcune normative specifiche, le quali vanno a tutelare sia l’acquirente che il venditore.
Conoscere questa normativa ti consente di agire in pieno rispetto delle regole, evitando così eventuali problematiche che potrebbero sorgere.
A differenza di quanto si pensi, non basta inserire all’interno delle proprie pagine il pop-up legato alla privacy che è comunque fondamentale ed obbligatorio. Esistono molte altre norme che bisogna necessariamente seguire se non si vuole incappare in problematiche legali.
Una tra queste è il principio fondante della comunicazione pubblicitaria, ovvero che deve essere trasparente, esplicitata e deve essere condotta in modo corretto ed etico.
Con l’articolo di oggi andiamo a capire quali sono le normative che devono essere conosciute e rispettate nell’ambito della vendita sul web.
Se non vuoi incorrere in problemi legali, ti consigliamo caldamente di proseguire nella lettura!
La tutela della privacy è importante, specialmente per la vendita sul web.
La tutela della privacy è un elemento che spesso viene trascurato anche quando non si dovrebbe. Questo documento, infatti, va a dichiarare che tutti i dati raccolti all’interno di un sito web vengono registrati dall’azienda. Questi dati possono essere, ad esempio:
- numeri di telefono
- informazioni di pagamenti
- nominativi
- comportamento sul sito, etc.
Attraverso questo documento andiamo inoltre a chiarire che questi dati potrebbero essere utilizzati nuovamente per scopi pubblicitari dalla stessa azienda: è assolutamente illegale cedere queste informazioni a terzi!
Questa tutela è fondamentale per eseguire delle procedure di vendita sul web!
Inoltre, ricorda sempre che con i decreti legislativi 69/2012 e 70/2012 è stato istituito l’obbligo di inserire un banner o pop-up nei quali si richiede all’utente di accettare il trattamento dei dati al fine di poter proseguire con la navigazione.
Se l’utente accetta queste condizioni, abbiamo la possibilità di utilizzare i dati ricevuti a scopo di marketing.
Questo significa che possiamo legalmente condurre, ad esempio, una campagna di re-marketing. In parole semplici, possiamo ricontattare coloro che ad esempio hanno già interagito con il nostro marchio.
Conoscere questa normativa è sicuramente molto importante perché la violazione della privacy costituisce un reato molto grave, soprattutto se utilizziamo le informazioni (illegalmente ottenute) per andare ad effettuare altre tipologie di pubblicità.
Questa normativa, comunque, rimane una delle più conosciute ed applicate correttamente. Esistono però delle regole un po’ meno conosciute e che potrebbero potenzialmente farti rischiare molto più grosso.
Scopriamole insieme!
La pubblicità ingannevole sul web non è quella che conosci!
Tutti siamo a conoscenza della pubblicità ingannevole e, nella maggior parte dei casi, la leghiamo ad un prodotto o un servizio che non svolge il funzionamento che era stato pubblicizzato.
Ma in realtà, il concetto di pubblicità ingannevole online è molto più esteso ed articolato.
Infatti, viene definita pubblicità ingannevole anche quel tipo di comunicazione che può pregiudicare il comportamento dell’acquirente, facendogli preferire un prodotto piuttosto che un altro.
Questo comportamento va, oltre che a promettere un risultato non raggiungibile, anche a ledere i competitor che hanno invece condotto una campagna non ingannevole.
Per spiegarti meglio questo concetto, facciamo un esempio.
Immagina di dover vendere una crema antirughe: nella tua comunicazione vai ad esplicitare tutti i suoi benefici, rimanendo comunque corretto sulla sua efficacia.
Un esempio perfetto di pubblicità ingannevole è inserire, ad esempio, una certificazione che in realtà non esiste.
Non stiamo effettivamente mentendo sull’efficacia del prodotto, ma questa piccola aggiunta potrebbe modificare profondamente il comportamento del potenziale acquirente.
Il nostro consiglio è quello di non “gonfiare” i propri prodotti o servizi. Per superare la concorrenza esistono molti altri modi, come per esempio andare a fare leva sui bisogni o sulle necessità dei potenziali acquirenti.
Come?
Descrivendo i prodotti e spiegando al cliente i benefici che ne può trarre con una scrittura efficace e mirata al pubblico di riferimento.
Oltre alla pubblicità ingannevole, esiste un altro modo per danneggiare i competitor e influenzare il comportamento del pubblico: la concorrenza sleale.
La concorrenza sleale.
Questa pratica, che purtroppo viene anche utilizzata nella vendita sul web, consiste nel danneggiare una o più aziende concorrenti in diversi modi.
Per esempio, uno dei più classici è sicuramente proporre un prodotto ad un prezzo decisamente minore rispetto alla concorrenza.
Ma in realtà, il concetto è molto più ampio di così!
Viene definita concorrenza sleale anche quando si vanno ad omettere volontariamente alcune caratteristiche del prodotto o del servizio.
Ad esempio, è ritenuta concorrenza sleale se andiamo a vendere una vernice senza dichiarare la probabilità di rischio per le vie respiratorie oppure senza dichiarare che contiene ingredienti nocivi e che vanno smaltiti in un determinato modo.
Un altro esempio di concorrenza sleale è quello di copiare palesemente i prodotti di un’azienda concorrente oppure i suoi messaggi pubblicitari. Ricorda sempre che, in entrambi i casi, tutto quello che vai a copiare è protetto dal diritto d’autore!
È anche proibito utilizzare segni distintivi uguali o molto simili di un’azienda concorrente, al fine di generare confusione nel cliente e portarlo ad acquistare erroneamente un nostro prodotto.
Infine, è proibito andare ad effettuare una comunicazione palesemente volta a screditare un competitor. Non solo si rientra nella concorrenza sleale, ma si rischia anche di ricadere in reati molto più gravi come la diffamazione e la calunnia.
Muoversi sul web è davvero molto più complesso di quanto si pensi! Ed esiste un altro ramo della pubblicità molto utilizzato per la vendita sul web, che risulta essere molto borderline.
La pubblicità comparativa ed i “prima e dopo”
Con pubblicità comparativa intendiamo quel tipo di pubblicità che va ad evidenziare le differenze tra due o più prodotti.
Siamo abituati a sentire pubblicità che ci fanno capire come quel prodotto è migliore rispetto a quelli della concorrenza, come ad esempio “consigliato da 9 dentisti su 10” oppure “contiene il 25% in più di ossigeno rispetto ai prodotti della concorrenza”.
Questa tipologia di pubblicità, che non fa riferimento ad un competitor specifico, non viola nessuna normativa.
La normativa viene violata quando si fa un paragone diretto ed esplicito tra due prodotti e, attraverso l’affermazione falsa o pretenziosa di eventuali vantaggi, viene screditato il prodotto concorrente.
Se, per esempio, la Coca Cola facesse un paragone tra il suo prodotto e quello di Pepsi, andando ad asserire il falso, questo sarebbe un caso di pubblicità comparativa illegale.
Un altro elemento molto borderline ma che viene spesso usato per la vendita sul web, è la comparazione prima e dopo.
Il nostro consiglio è quello di non utilizzare mai questa tipologia di comunicazione, specialmente su strumenti come Google o Facebook Ads. Nonostante le nostre foto siano al 100% reali e siano i risultati che davvero stiamo portando, queste potrebbero essere scambiate come falsi ritoccati al PC.
Fai quindi molta attenzione ad utilizzare questi due tipi di comunicazione pubblicitaria!
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